30/07/2012
La chiesetta di S. Bartolomeo a Meano è una cappella con semplice aula rettangolare coperta da volta a botte a lunette. Per la costruzione della chiesa seicentesca è evidente come siano stati recuperati elementi della vecchia chiesa demolita. Un gradino la separa dalla parte absidale che accoglie un altare con ancona lignea che incornicia una pregevole pala di Pietro Marescalchi recentemente restaurata. La facciata principale orientata a sud ha una costruzione geometrica definita da rettangolo con sovrastante timpano; l’accesso è a sud, centrale con porta ad arco affiancata da finestre rettangolari piuttosto grandi. Sopra la porta una lunetta semicircolare. L’impianto è seicentesco anche se alcuni elementi di facciata potrebbero essere relazionabili a quella settecentesca della chiesa di Formegan.
Il restauro delle facciate ha restituito la cromia originaria e l’impatto visivo sulla via con le delicate sfumature caratteristiche dell’architettura del periodo.
Un restauro di facciata
I piccoli edifici religiosi, chiese , edicole, capitelli sono segnali storicamente sedimentati che narrano come un libro aperto il passato e la storia del luogo, storia di architettura e di fede. Ma anche modi di vivere tradizioni che ci vengono direttamente dagli antichi pagus e che da pagane sono via via diventate cristiane.
Il caso della chiesetta di Meano, dedicata a S Bartolomeo ed appartenente da secoli alla famiglia Vieceli ne è un emblema. Sorge la dove la strada si biforca, a sinistra Ovest verso Callibach, e a destra Est verso Cassol. la si vede salendo dal centro di Meano, caratteristico per la sua cortina di base, la sequenza di cortili interni e l’infilata prospettica dei portoni che susseguono ritmici prospettanti la via. E’ vicina la fontana. Questo è il tessuto peculiare della Frazione; di estremo interesse urbanistico.
Notizie storiche
“La chiesa di San Bartolomeo di Meano è caduta, ne si puo trovar via di rifarla che le contese che sopra il modo di fabbricarla et continuamente nascono”
La chiesa originale, un piccolo oratorio privato, cosi ricordato nella visita del 1595 del Rovellio era con ogni probabilita interna alla corte oggi seicentesca. Quella attuale ne rappresenta la ricostruzione dopo che le visite pastorali del Savio 1663 e 1638 documentano quella preesistente prima “ruinosa” e, poi “caduta”. Ancora il Savio infatti nella visita del 1633 nella piu vasta premura di rendere pubblici gli oratori privati, estendendo i luoghi di culto sul territorio, si premuniva di impartire l’ordine di ricostruire la chiesa “vicino alla strada”.
Ma la stessa visita pastorale ci fornisce altre informazioni utili a riconoscere, nella figura inginocchiata ai piedi della Vergine , nella tela di Pietro De Marescalchi posta sull’altar Maggiore, il committente Giambattista Vieceli, vestito di un grande mantello ornato da code d’ermellino. Figura trasformata poi in un san Gottardo…. L’identificazione del committente deriva dal testamento di Gianbattista Vieceli, ricordato come esistente negli atti del notaio gasparo Capellaio di Cividale di Belluno e non piu conservato che in data 27 Maggio1577 obbligava gli eredi alla cura perpetua della chiesa e ad illuminarla per sette mesi l’anno, “in perpetuo illuminar la chiesa di san Bartolomeo di Mean e quella tenirla in ordine e ben governata”.
Ma la volonta del Vieceli non furono eseguite, la chiesetta ruinò e venne costruita la nuova la dove oggi la vediamo.
Arch. Amelia Cassol